subregione Lomellina
Alla subregione appartengono i comuni
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La Lomellina è una regione geografica della Lombardia circondata dai fiumi Sesia, Po e Ticino e parzialmente compresa all'interno del parco naturale Lombardo della Valle del Ticino (comunemente detto Parco del Ticino), il più antico d'Italia, costituito nel 1974.
E’ una regione vasta della bassa Lombardia, in provincia di Pavia, la quale deriva il suo nome dal fatto che, già dal tempo dei Romani, costituiva un'individualità etnica, riunita attorno al municipium di Lomello. Dal 1860 fa parte, amministrativamente, della Lombardia, nella quale formava l'ex circondario di Mortara, città che ne costituisce ancora oggi il centro di importanza storica principale.
Alla città di Vigevano, seconda nel territorio per valore storico, ma prima per popolazione, viene riconosciuto attualmente il ruolo di capoluogo della Lomellina.
I limiti della Lomellina si possono considerare i seguenti: a sud il Po, a oriente il basso corso del Ticino, a occidente il basso corso della Sesia, a nord una linea, meno facilmente determinabile, che unisce i due ultimi fiumi a sud di Vercelli e di Novara.
Il territorio, prevalentemente pianeggiante, è caratterizzato da un clima umido e quasi sempre nebbioso, essendo l'umidità favorita dalle vaste coltivazioni irrigue. Deve però notarsi che nella sezione più a nord, al confine col Novarese, le temperature sono più miti rispetto alla regione più meridionale, verso il Pavese e verso l'Alessandrino.
È una zona a vocazione tipicamente agricola, grazie al suo territorio fertile, coltivato in prevalenza a riso, mais e frumento. Di rilievo anche la coltivazione di asparagi (famosa la sagra di Cilavegna), fagioli, cipolle rosse e zucche. La tradizione culinaria, di origine contadina offre piatti semplici e gustosi basati sui prodotti locali. Assai estesi sono i prati adatti a un allevamento intensivo di bovini, base di una fiorentissima industria di latticinî (come nel comune di Robbio).
La fertile pianura fu valorizzata a mezzo dell'irrigazione in epoca recente, sebbene gli abitanti del territorio abbiano, fin da remota antichità, tratto profitto dalle acque tepide delle risorgive (fontanili), le quali permettono la coltura dei prati iemali. La parte verso la confluenza Sesia-Po andò soggetta alle alluvioni padane e costituì nel Medioevo l'Ixolaria Lomellina, detta così perché i corsi d'acqua si frazionavano in molti rami instabili, dando luogo a isole alluvionali, caratteristiche dei fiumi vaganti. Nel Medioevo una parte della redenzione agricola con lavori di bonifica e incanalazione d'acque, fu opera dei monaci di Morimondo e dei cisterciensi.
Notevolì pure le industrie della concia e delle calzature (Vigevano). Il terreno alluvionale offre cave di argille, salnitro, potassa.
Per la sua posizione la Lomellina è importante regione di transito, poiché viene attraversata dalle vie di comunicazione che uniscono fra loro Vercelli, Casale, Alessandria, Pavia, Novara, Milano, città tutte situate in giro attorno alla Lomellina, la quale viene così con Mortara e Vigevano a rappresentare il centro di numerose vie stradali e ferroviarie a notevole traffico. Il carattere agricolo non favorisce però lo sviluppo delle comunicazioni, che si mantengono sempre meno fitte che nel resto della Lombardia, regione a carattere più tipicamente industriale.
La Lomellina affonda le sue origini nella notte dei tempi, in quanto fu da sempre al centro di dure lotte per il possesso di queste magiche terre, tra le più fertili della Lombardia.
Dopo fasi alterne di fortuna, dovute ai vari passaggi da un proprietario all'altro, l'area della Lomellina visse un grande momento di sviluppo a partire dal XIV secolo, quando entrò a far parte dei domini viscontei.
Dopo le invasioni napoleoniche nacque la provincia della Lomellina, che dopo l'Unità d'Italia fu inglobata in quella di Pavia.
Il dialetto lomellino è una variante del ramo occidentale della lingua lombarda, appartenente al gruppo linguistico gallo-italico. Comprende l'insieme delle parlate di questa porzione occidentale della provincia di Pavia.
Differisce notevolmente dagli altri dialetti della Lombardia, non solo per le influenze del vicino Piemonte, ma anche per l'uso di vocaboli propri. In generale il dialetto lomellino può essere considerato come un dialetto lombardo con alcune comunanze con la lingua piemontese e quella emiliano-romagnola, soprattutto dal punto di vista fonetico. A differenza del vicino idioma oltrepadano, afferente all'emiliano, il lomellino rimane comunque un dialetto lombardo.
La zona in cui esso è parlato corrisponde,quindi, ai confini della Lomellina, tuttavia essendo l'area in questione incuneata tra le province di Alessandria, Novara e Vercelli in Piemonte e quella di Milano in Lombardia, nonché confinante con il Pavese e l'Oltrepò pavese, è impossibile definire questo dialetto come uniformato in tutta la Lomellina, poiché, malgrado le similitudini del dialetto nelle differenti zone, il lessico risulta ibridato da quello delle aree confinanti.
Vigevano il centro principale e capoluogo della Lomellina, si trova sulla sponda destra del Ticino, ed è a uguale distanza sia da Milano che da Pavia. Città di clima tipico padano, soffre di una notevole umidità sia d’inverno che d’estate, e la lontananza dal mare causa temperature abbastanza rigide sia durante la stagione fredda che quella calda.
Forse di origine longobarda, la posizione strategica sulle rive del Ticino di Vigevano la rese ben presto un centro importante, incastellato e fortificato. Milano e Pavia si diedero a lungo battaglia per il predominio della Lomellina, fino a quando Vigevano divenne feudo, prima dei Della Torre, poi dei Visconti e infine degli Sforza.
In breve tempo acquistò rilievo come centro per la lavorazione di panni di lana e di lino. Passato agli Sforza, Ludovico il Moro, originario di Vigevano, si impegnò per rendere la sua città ancora più fiorente con nuovi sistemi di irrigazione e con la famosa fattoria Sforzesca, facendo anche costruire il salotto della città, la Piazza Ducale. Come gran parte del resto d’Italia, Vigevano, dopo l’ultimo Sforza (Francesco II), precipitò nel Seicento in un periodo di declino, fino a quanto nel 1745 non entrò a far parte del Regno di Sardegna e a ricevere in questo modo nuovo impulso per la sua industria e per il commercio.
Un momento chiave nella storia di Vigevano, infatti, coincide con l’industrializzazione portata anche dal collegamento per mezzo del treno con Milano: nel 1866 la città ospitò il primo calzaturificio italiano, insieme alla lavorazione della seta e del cotone, e la città divenne la capitale della scarpa, anche se oggi l’attività è meno sviluppata che in passato.
La produzione delle scarpe rimane comunque il fiore all’occhiello di Vigevano, insieme all’attività nel commercio di accessori, materiali e macchine per calzature. Il settore è ancora fiorente per quanto riguarda i modelli di alta qualità, con marchi come Moreschi. Negli ultimi decenni del XX secolo si è diffusa sempre di più l’industria metalmeccanica, mentre continua ad esserci un buono sviluppo dell’agricoltura, tipicamente padana, soprattutto con la coltivazione del riso.
Tra gli eventi più importanti che si tengono ogni anno a Vigevano c’è il Palio, presso il Castello Sforzesco; in quest’occasione si sfidano le 12 contrade che riprendono quelle autentiche quattrocentesche