subregione Ladinia
Alla subregione appartengono i comuni
Badia - Campitello di Fassa - Canazei - Colle Santa Lucia - Cortina d'Ampezzo - Corvara in Badia - La Valle - Livinallongo del Col di Lana - Marebbe - Mazzin - Moena - Ortisei - San Giovanni di Fassa - San Martino in Badia - Santa Cristina Valgardena - Selva di Val Gardena - Soragale subregioni della regione Trentino Alto Adige :
Alta Valle Isarco - Alto Garda e Ledro - Bassa Atesina - Bolzano - Salto Sciliar - Burgraviato - Giudicarie - Ladinia - Val di Fiemme - Val di Non - Val di Sole - Val Pusteria - Val Venosta - Vallagarina - Valle dell'Adige - Valle Isarco - Valsugana -mappa subregione LADINIA e dei singoli Comuni
Con il termine di Ladinia viene indicata sia la zona delle quattro valli dolomitiche ladine (la Val Badia, la Val Gardena, la Val di Fassa e Livinallongo del Col Di Lana) disposte intorno al massiccio del Sella (nelle Alpi centro-orientali), che quella, situata più a est, di Cortina d'Ampezzo (la cosiddetta conca ampezzana).
Tale definizione accomuna una regione dove è parlato il ladino (dialetto appartenente, insieme al romancio ed al friulano, al gruppo delle lingue retoromanze, di origine neolatina), ma limitatamente a quei territori, dapprima asburgici, che dopo la prima guerra mondiale sono stati annessi al Regno d'Italia. Tale termine Ladinia esclude tutte le zone a parlata ladina-retoromanza del Bellunese e del Friuli, ponendo in rilievo che solo in questa parte del territorio ladinofono, appartenente prima del 1918 all'Impero Austro-ungarico, si sono svolti degli eventi storici che portarono questo frammentario gruppo linguistico ad una maggiore coesione etnica e coscienza territoriale.
Dalla fusione dei comuni di Pozza di Fassa e di Vigo di Fassa è nato il comune italiano Sèn Jan di Fassa (Sèn Jan in ladino), istituito il 1 gennaio 2018. Essendo il nome ufficiale una denominazione mistilingue (in parte in ladino e in parte in italiano), è stato dichiarato illegittimo dalla Corte costituzionale e sarà sostituito con una revisione della legge regionale in San Giovanni di Fassa.
Il territorio della Ladinia storica si sviluppa per circa 1.200 km2, ed è occupato interamente dalle Dolomiti; nel suo centro si sviluppa l'imponente Massiccio del Sella, dal quale poi si diramano, come anticipato, le cosiddette "cinque valli ladine": Val di Fassa ('Fascia') in Trentino, Val Gardena ('Gherdëina') e Val Badia ('Val Badia') in Alto Adige, Livinallongo ('Fodom'), Colle Santa Lucia ('Col') e Ampezzo ('Anpezo') in Veneto.
Le principali vette della Ladinia storica sono: la Marmolada (3.343 m), l'Antelao (3.263 m) e la Tofana di Mezzo (3.244 m).
Il territorio è diviso amministrativamente in tre parti: alla Provincia Autonoma di Bolzano appartengono le valli Gardena e Badia, alla Provincia Autonoma di Trento appartiene la Valle di Fassa, mentre alla Provincia di Belluno fanno capo l‘alta valle del Cordevole e Cortina d‘Ampezzo. Alcune migliaia di ladini vivono anche nelle città di Bolzano, Bressanone e Trento.
I corsi d'acqua della Ladinia storica sono tutti a carattere torrentizio.
Il fiume Avisio, che nasce dal ghiacciaio della Marmolada e solca la val di Fassa, è sicuramente in termini di lunghezza e portata il corso d'acqua di maggior rilievo. Lungo 89 km, dopo aver bagnato la val di Fassa, scorre in val di Fiemme e in Val di Cembra, sfociando nell'Adige.
Altro corso d'acqua importante è il Cordevole, che nasce nei pressi del passo Pordoi, ed attraversa il comune di Livinallongo del Col di Lana. Lungo 79 km, dopo aver attraversato l'Agordino (territorio nel Bellunese), confluisce nel fiume Piave.
Infine il Boite, che bagna il comune di Cortina d'Ampezzo. Nasce in località Campo Croce, attraversa il centro di Cortina ed in seguito solca la conca d'Ampezzo sino a confluire, dopo 45 km lungo la val Boite, nel Piave.
Le prime testimonianze di insediamento umano nelle valli ladine del Sella risalgono al Paleolitico superiore (intorno a 18000 anni fa), quando, in seguito al ritiro dei ghiacci, piccoli gruppi nomadi di cacciatori, provenienti da zone pedemontane, occuparono grotte e ripari con accampamenti base e campi venatori. Una presenza ricorrente e diffusa è invece più ampiamente testimoniata da siti appartenenti al Mesolitico (intorno al 10000 a.C.), mentre, successivamente, nel Neolitico (8000 a.C.), con l‘introduzione dell‘agricoltura, la zona fu progressivamente abbandonata e si ebbe una migrazione verso ambienti più favorevoli alla coltivazione.
All‘inizio dell‘Età dei metalli (terzo millennio a.C.), gli antichi sentieri già tracciati dai cacciatori mesolitici furono ripercorsi da pastori transumanti, che si stabilirono in insediamenti per l‘utilizzo estivo degli alti pascoli, per poi svernare a quote più basse.
Intorno al 15 a.C., con l‘espansione romana e l‘assoggettamento del territorio da parte delle legioni guidate da Druso e Tiberio (figli dell'imperatore Augusto e condottieri in brillanti operazioni militari sul versante svizzero ed austriaco della Alpi), le valli dolomitiche condivisero la storia che va dalla romanizzazione fino alla diffusione del cristianesimo.
Dopo la caduta dell‘impero romano, le susseguenti migrazioni germaniche costrinsero le popolazioni ladine entro aree sempre più delimitate.
A partire dal VI secolo, dopo l‘arrivo dei Longobardi, e prima della conquista carolingia e della discesa dei Bavari, le vallate ladine appartennero alla diocesi di Sabiona per confluire poi, verso la fine del X secolo, in quella di Bolzano-Bressanone: ciò segnò l‘inizio di una crescente influenza della componente germanica, che, monopolizzando le più importanti cariche nobiliari ed ecclesiastiche, mantenne il potere, almeno formalmente, fino alla secolarizzazione napoleonica del 1803.
L‘appartenenza alla medesima unità politico-amministrativa, la sostanziale uniformità derivante dalle caratteristiche ambientali ed economiche, la gravitazione verso i centri di Brunico, Bressanone e Bolzano, indussero la comunità ladina a rapportarsi molto più con la cultura tirolese che con quella delle confinanti popolazioni di lingua romanza.
Le destabilizzanti vicende legate all‘invasione napoleonica (tra il 1796 ed il 1812) non indebolirono affatto il comune sentimento identitario, anzi lo rafforzarono fino a renderlo leggendario nella narrazione dell‘insurrezione tirolese guidata da Andreas Hofer nel 1809.
In seguito alla conseguente Pace di Schönbrunn (1809), le vallate del Sella furono divise tra i napoleonici regni di Baviera (Badia e Gardena) e d‘Italia (con Fassa al dipartimento dell‘Alto Adige e Cortina d‘Ampezzo e Livinallongo al dipartimento del Piave), per tornare poi sotto il dominio austro-ungarico dopo pochi anni, con il Congresso di Vienna del 1815.
Nel 1905 venne fondata ad Innsbruck la Uniun Ladina, la prima con degli statuti ben chiari e con un intento di unificare tutti i ladini del Tirolo. Si batté per il riconoscimento della lingua, del gruppo etnico anche politicamente e amministrativamente, per l'introduzione del ladino a scuola. Inoltre diede il via alla creazione di una grammatica e scrittura unificante, alla raccolta dei canti popolari e delle leggende, allo studio e ricerca dei toponimi, delle usanze, dei detti popolari e dei documenti storici. Ma tutto fu troncato dallo scoppio della Prima guerra mondiale.
Al termine della Prima guerra mondiale, il trattato di Saint-Germain (1919, nel quale venne stabilita la ripartizione del dissolto Impero Austro-ungarico e le condizioni per la creazione della repubblica austriaca) attribuì all‘Italia la parte meridionale del Tirolo, a cui seguì un‘ulteriore frantumazione istituzionale, attuata dal regime fascista tra il 1923 e il 1927, in nome di un processo di italianizzazione della regione, teso ad annullare tutte le peculiarità linguistiche e culturali.
Il territorio ladino risulta essere tutt‘altro che unitario, sfavorito, oltre che dalla tripartizione politico-amministrativa, anche, a livello geografico, dalla cattiva accessibilità dell‘altopiano del Gruppo del Sella, quale possibile punto di riunione delle varie comunità ladine: le valli Gardena e Badia danno sulle valli Isarco e Pusteria, di lingua germanica, mentre la Valle di Fassa, l‘alta valle del fiume Cordevole e la conca di Ampezzo defluiscono su territori di lingua romanza.
La frammentazione geografica e politica non sembra però impedire del tutto un senso di appartenenza comune, al di là delle ovvie differenze locali. Ladinia è quindi una denominazione che non rappresenta un‘entità autonoma, ma piuttosto un 'insieme ideale' in cui si riconosce una popolazione con una sua fisionomia individuale, marcatamente alpina e mitteleuropea, e una coscienza propria, a cavallo tra mondo germanico e mondo romanzo.