subregione Pescarese o Valle del Pescara
Alla subregione appartengono i comuni
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L'Aterno-Pescara è il fiume più lungo d’Abruzzo e il maggiore per estensione di bacino fra quelli che sfociano nell'Adriatico a sud del Reno, precedendo anche l'Ofanto. Scorre per 152 Km attraversando l’Abruzzo da ovest verso est. La sua sorgente (detta Fonte Ciarelli) si trova sui Monti della Laga, a nord- est della frazione di Aringo, vicino Montereale, attraversa le valli Amiternina e Subequana e le selvagge Gole di San Venanzio giungendo all'altezza di Raiano nella Valle Peligna o conca di Sulmona.
Qui vi si immette il suo principale tributario di destra, il Sagittario, proveniente dal Lago di Scanno e il fiume muta per qualche chilometro la denominazione in Aterno-Sagittario. Più avanti, presso Popoli, il corso dell'Aterno-Sagittario si unisce a quello, proveniente da sinistra, del Pescara, brevissimo fiume sorgivo assai ricco di acque, che reca, però, un contributo minimo in termini di metri cubi (in periodi di magra circa di 7 metri cubi al secondo). Da questo punto in poi il fiume viene spesso chiamato Aterno-Pescara o anche solo Pescara. Notevolmente ingrossato, raccoglie altri affluenti di una certa importanza (in particolare il Tirino), incrementando ancora il suo volume d'acqua, attraversa la piana alluvionale della valle del Pescara, prima di arrivare al Mare Adriatico presso l'omonima città di Pescara.
Cerniera geografica tra l’Abruzzo interno e l’Abruzzo marittimo, la valle del fiume Pescara, insieme alla valle dell’Aterno, ha svolto un ruolo determinante di raccordo tra l’interno della penisola e il mar Adriatico, diventando un’arteria di collegamento cruciale, crocevia di popoli, culture e commerci.
La valle è stata percorsa e abitata fin da tempi antichissimi, come rivelano le tracce di insediamenti dell’età del Bronzo (1800-1500 a.C.) trovati nei pressi di Torre de’ Passeri e Tocco da Casauria, resti di capanne e villaggi di genti che vivevano ai bordi del fiume. In epoca storica queste terre erano abitate dagli Italici, con cui Roma sarebbe entrata in conflitto dal IV al I secolo a.C. I Marrucini occupavano la sponda destra del fiume, i Vestini la sponda sinistra, mentre i Piceni si insediarono lungo il litorale tra i fiumi Pescara e Tronto. Il territorio dell’attuale Popoli, crocevia tra i fiumi Aterno, Sagittario e Pescara, era invece dominio dei Peligni, che avevano in Corfinio la propria roccaforte, divenuta capitale della Lega Italica nel grande scontro con Roma nel I secolo a.C. Nel 210 a.C. Annibale, sceso con un potente esercito da Forca Caruso (Forca di Penne), si accampò a Corfinium dove pose il comando delle armate. Costruì poi un vero e proprio porto fluviale a Pagus (Popoli), dove allestì capannoni, rimesse e un deposito di armi e vettovaglie che venivano trasportate a valle con barconi a fondo piatto che, spinti dalla corrente sulla sponda destra del fiume, raggiungevano in circa otto ore il Forte di Ostia Aternum (attuale territorio della città di Pescara), creato dallo stesso Annibale per la conquista dell’Occidente. A circa 100 metri dalla foce del Pescara il generale cartaginese fece costruire un ponte in mattoni a sei archi, ardita opera per l’ingegneria di quei tempi. Collegò poi, mediante la via consolare Tiburtina Valeria, che quasi in linea retta tagliava lo Stivale in due per 260 km., Ostia Aternum ad Ostia Romana alla foce del Tevere. La città diventa quindi un importante scalo commerciale verso e dai paesi illirici e balcanici, e la valle del Pescara diventa l’asse di collegamento tra la capitale dell’Impero e i suoi territori medio-adriatici.
Il toponimo Piscaria, attestato per la prima volta nell’Historia Langobardorum di Paolo Diacono, designò dapprima il solo fiume e, dal XII secolo, anche la città adriatica. Da quel momento tutti i documenti storici riportano il nome Pischarie, riferito molto probabilmente alla pescosità delle sue acque, e come tale è indicato nelle mappe cinquecentesche, talvolta con l’aggiunta di Aternum olim.
Nel lungo periodo di abbandono e di spopolamento seguito alla caduta dell’Impero Romano, questo territorio cadde nell’oblio come del resto successe in quasi tutta Italia.
Nei primi secoli dell’Alto Medioevo, che segnarono la lenta ripresa sociale ed economica, gran parte della viabilità e della razionale organizzazione romana del territorio erano ormai scomparsi tra gli impaludamenti del fiume Pescara che, come tutti i corsi d’acqua nell’Occidente Cristiano in quell’epoca, straripa, dilaga, spadroneggia sul territorio, si riprende le terre coltivate, sommerge le strade e tiene in pugno uomini e città.
Lungo le sue rive e tra le golene formate dalle esondazioni cresceva una vasta foresta fluviale, talmente intricata da aver suscitato tra gli sparuti abitanti di allora paure e superstizioni di cui resta ancora il ricordo in certi toponimi, come quello di Dragonara, nei pressi della città di Pescara. In epoca medievale le dragonare indicavano infatti le paludi e le anse fluviali abbandonate dal fiume, talmente terrifiche ed impenetrabili da essere ritenute la dimora dei draghi.
In quest’epoca, dunque, è il fiume a dominare il territorio, condizionando profondamente la localizzazione e la tipologia dei centri abitati che pian piano risorgono nella valle tra l’XI e il XIII secolo. Gli insediamenti non si sviluppano più lungo il Pescara, ma si arroccano sui fianchi della valle. Il ripopolamento interessa successivamente anche le foci: nel 1145 il porto viene restaurato dal re normanno Ruggero d’Altavilla e torna ad essere uno scalo importante. Gli unici insediamenti stabili nel fondovalle erano i piccoli centri nati come strutture militari di avvistamento, come Torre de’ Passeri ed i grandi centri monastici, come le abbazie di S. Clemente a Casauria e di S. Maria d’Arabona. Come in molte altre zone d’Italia e d’Europa, furono infatti i monaci i primi ad affrontare, da veri pionieri, il caos di quei secoli e ad avviare una nuova organizzazione del territorio, strappando terra alle paludi e restituendola all’agricoltura, diventando centri di aggregazione sociale e punti di sosta e di riferimento per i viandanti, ma esercitando anche una grande influenza politica.
Il Trecento vede il pieno rifiorire delle vie di comunicazione, dei commerci e degli scambi culturali, in cui la valle del Pescara e la valle dell’Aterno si riappropriano dell’antico ruolo di assi di collegamento. Uno dei grandi itinerari commerciali e culturali dell’Italia trecentesca, la “Via degli Abruzzi”, arteria angioina dell’oro e della lana, proprio attraverso la valle dell’Aterno raccordava Napoli con l’Umbria e la Toscana, mentre attraverso la diramazione adriatica, costituita dalla valle del Pescara, raggiungeva le Marche e l’Italia settentrionale. All’incrocio di queste importantissime arterie si trovava Popoli, che a questa posizione strategica deve la fama di fiorente centro di commerci che detenne fino al XIX secolo.