subregione Venezia Giulia
Alla subregione appartengono i comuni
Capriva del Friuli - Cormons - Doberdò del Lago - Dolegna del Collio - Duino-Aurisina - Farra d'Isonzo - Fogliano Redipuglia - Gorizia - Gradisca d'Isonzo - Mariano del Friuli - Medea - Monfalcone - Monrupino - Moraro - Mossa - Muggia - Romans d'Isonzo - Ronchi dei Legionari - Sagrado - San Canzian d'Isonzo - San Dorligo della Valle - San Floriano del Collio - San Lorenzo Isontino - San Pier d'Isonzo - Savogna d'Isonzo - Sgonico - Staranzano - Trieste - Turriaco - Villessemappa subregione VENEZIA GIULIA e dei singoli Comuni
La Venezia Giulia (in tedesco Julisch Venetien, in sloveno e croato Julijska Krajina, in veneto Venesia Julia, in friulano Vignesie Julie) è una regione storico-geografica italiana, posta all'estremo nord-est della penisola italiana, tra le Alpi Giulie e il mare Adriatico, comprendendo le terre poste fra Golfo di Trieste, Golfo di Fiume e Carso.
I confini sono rappresentati, in linea di massima, dal Friuli orientale, la Bisiacaria, Trieste, l'Istria, le isole del Quarnaro e la città di Fiume.
Il nome Venezia Giulia è stato ideato nel 1863 dal linguista goriziano Graziadio Isaia Ascoli per contrapporlo al nome Litorale (Küstenland), creato dalle autorità austriache nel 1849 per identificare una regione più o meno coincidente.
Fu l'autorevole Ascoli, infatti, a distinguere l'ampio territorio, che dal nord est d'Italia si estendeva a oriente fino alle popolazioni slave e a mezzogiorno fino al mare Adriatico, in tre entità geografiche accomunate dall'uso di idiomi veneti; più precisamente in Venezia Tridentina (capoluogo Trento), Venezia propriamente detta o Venezia Euganea (capoluogo Venezia), Venezia Giulia il territorio restante compreso tra le Alpi Giulie e l'Istria (città principale Trieste).
Il patrionimico dell'area è giuliano (plurale giuliani), come foro-giuliano (o friulano, lat. forojuliensis) per il Friuli.
Dal 1920, sotto la denominazione di Venezia Giulia furono compresi anche territori appartenenti alla Carniola (attualmente appartenente alla Slovenia); i limiti della regione non erano del resto ben definiti: ora comprendeva anche il Friuli, ora questo era considerato come appartenente al Veneto, per cui la Venezia Giulia corrispondeva ai territori orientali ceduti dall'Austria all'Italia in seguito alla Prima guerra mondiale, cioè le province di Trieste, Gorizia, Pola in Istria, Fiume nel Carnaro e Zara in Dalmazia (superficie totale 8.893 km2 nel 1936), zona caratterizzata dal graduale trapasso del sistema alpino in quello dinarico e dalla compenetrazione di elementi italiani e slavi.
La Provincia di Gorizia, pur essendo considerata spesso parte del Friuli storico, è parzialmente ascrivibile anche alla Venezia Giulia (con particolare riferimento non solo alla sua area venetofona, costituita dalla Bisiacaria e dalla città di Grado, ma anche alla città multilingue di Gorizia).
La Bisiacaria (in bisiaco Bisiacarìa), con superficie pari a 126,07 Km2, è la denominazione attribuita ad una zona meridionale della provincia di Gorizia. Può essere inclusa in un immaginario triangolo avente per lati il golfo di Panzano, il fiume Isonzo dalla foce a Sagrado e il limite occidentale dell'Altopiano Carsico.
Questo territorio trova una sua definizione più dal punto di vista linguistico che quello geografico: è l'area in cui si parla il dialetto bisiaco, una particolare variante del veneto.
La parte di Venezia Giulia rimasta all'Italia a seguito dei trattati di pace di Parigi del 1947 e del Memorandum di Londra del 1954 costituisce, insieme al Friuli, la regione autonoma del Friuli-Venezia Giulia.
I comuni, in territorio italiano, si distribuiscono secondo il seguente schema:
Prov. Gorizia (Bisiacaria): Fogliano Redipuglia - Monfalcone - Ronchi dei Legionari - Sagrado- San Canzian d'Isonzo - San Pier d'Isonzo - Staranzano - Turriaco
Prov. Gorizia: Capriva del Friuli - Cormons - Doberdò del Lago - Dolegna del Collio - Farra d'Isonzo - Gorizia - Gradisca d'Isonzo - Mariano del Friuli - Medea - Moraro - Mossa - Romans d'Isonzo - San Floriano del Collio - San Lorenzo Isontino - Savogna d'Isonzo - Villesse
Prov. Trieste: Duino Aurisina - Monrupino - Muggia - San Dorligo della Valle - Sgonico - Trieste
Le regioni fuori confine italiano sono: Goriziano (Slovenia) - Litorale/Carso (Slovenia) - Carniola Interna/Carso (Slovenia) - Regione istriana (Croazia) - Regione litoraneo/montana (Croazia)
La Venezia Giulia confina ad ovest con il Friuli e il mare Adriatico, a nord e a est con la Slovenia, a sud con il mare Adriatico e la Slovenia.
I rilievi più importanti, da occidente ad oriente, tra le Alpi e Prealpi Giulie, separate dalle Alpi Carniche dal cosiddetto Canal del Ferro italiane, lo Jôf di Montasio (2.754 m), il Mangart (2.677 m), lo Jôf Fuart (2.666 m) e il monte Canin (2.587 m), che domina la pianura.
A sud delle Prealpi Giulie è posto invece l'altopiano del Carso che si spinge a sud fin quasi all'Adriatico.
Il fiume più importante della regione è l'Isonzo, che nasce dalle Alpi Giulie. Secondo alcuni (soprattutto gli abitanti della Bisiacaria) oggi l'Isonzo costituirebbe il confine naturale tra Friuli e Venezia Giulia, mentre per storici e geografi il confine viene stabilito dal fiume Timavo, l'altro importante fiume della regione, famoso per via del suo lungo percorso sotterraneo di circa 40 chilometri che, dalle grotte di San Canziano in Slovenia, passando per l'Abisso di Trebiciano, raggiunge il paese di San Giovanni di Duino.
L'area collinare è situata a sud di quella montana e lungo la parte centrale del confine con la Slovenia Il principale prodotto del settore agricolo in questa zona è il vino, la cui qualità, soprattutto la qualità bianca, è conosciuta in tutto il mondo (verduzzo, ramandolo, picolit, terrano, vitowska).
La zona della regione più mite è quella litoranea presso Trieste, sia per l'influenza del mare più profondo, sia per la parziale protezione dell'altopiano carsico. Questo tratto di costa gode di un clima tra i più secchi d'Italia e, specie nelle minime, risulta quasi sempre sensibilmente più mite del resto della regione.
A est la costa è rocciosa dove l'altopiano carsico incontra l'Adriatico, fino al confine con la Slovenia. Le province di Gorizia e Trieste comprendono infatti una porzione del Carso, caratterizzato da notevoli fenomeni geologici quali doline, numerose grotte (tra cui la Grotta Gigante) e fiumi sotterranei (come il già citato Timavo). I modesti rilievi del Carso italiano raggiungono la massima quota nei 672 m s.l.m. del Monte Cocusso, che segna il confine nazionale.
Sulla costa i venti principali sono la Bora da Est-Nord Est e lo Scirocco da Sud, che si alternano nel corso dell'inverno, mentre il Maestrale da O e le brezze predominano in estate. La zona della costiera triestina tra Sistiana e Miramare è riparata dal vento di Bora grazie al ciglione carsico sovrastante, mentre vi risulta esposta Trieste.
Nell'area amministrativa di Trieste si parla lo sloveno; nel goriziano friulano e sloveno. Per quanto riguarda i dialetti a Trieste si usa il triestino, a Gorizia, come già anticipato, il bisiaco, mentre lo sloveno e il friulano subiscono variazioni in base al territorio.
I territori che hanno fatto parte della Venezia Giulia (Gorizia con gli altopiani carsici tra il Vipacco e l'Idria, e tra l'Isonzo e Alpi Giulie, con l'estremità orientale della Carnia friulana; Trieste e il suo entroterra carsico delle Alpi Dinariche, fino al Vipacco e al Timavo; Pola con la penisola istriana; Fiume con le isole del Quarnaro e in primis Cherso, Lussino e altre isole minori, nonché Veglia, pur esclusa dall'annessione al Regno d'Italia a seguito della Prima Guerra Mondiale), iniziarono ad essere indicati con tale denominazione nel 1918.
Furono sede, in età protostorica, della cultura dei castellieri e subirono successivamente un intenso processo di romanizzazione.
Il nome Venezia Giulia è, infatti, composto da due elementi: Venezia e Giulia, entrambe espressioni antiche.
"Venezia" risale al tempo delle invasioni barbariche, "Giulia" o "Giulio" risale addirittura ai tempi di Roma antica, cioè alla Gens Julia, cui appartennero Giulio Cesare e il suo figlio adottivo Giulio Cesare Augusto, che fu il primo imperatore romano. Per sei secoli fu Romana e godette della "Pax Romana".
Poi trascorsero lunghi anni nel corso dei quali conobbe il succedersi delle invasioni barbariche al cui seguito giunsero i primi Slavi.
Ci fu quindi, come nel resto della penisola, il fiorire dei Liberi Comuni con i loro Statuti.
In età medievale, la Venezia Giulia non ebbe una storia comune almeno a partire dal X secolo, dal momento che l'Istria costiera si legò a Venezia da stretti vincoli politici e culturali, mentre l'Istria interna iniziò a ruotare sempre più entro l'orbita del Sacro Romano Impero e asburgica. Anche Gorizia e il Friuli orientale, per lungo tempo governate da una famiglia comitale, vassalla prima dello Stato patriarcale di Aquileia e poi di Venezia, caddero, alle soglie dell'età moderna, sotto il potere della casa d'Austria. Caso a sé stante è rappresentato da Trieste che, prima di associarsi all'Austria (1382), fu città vescovile e poi libero comune.
La Venezia Giulia, unita all'Italia nel 1918 (alla fine della prima guerra mondiale), fu in massima parte annessa, al termine della seconda guerra mondiale, alla Jugoslavia (per la precisione vennero ceduti 7.625 km² di territorio).
In quasi 2.000 anni di storia, la Regione ha sempre conservato la sua cultura latina, la lingua e l'identità italiane. A riprova si citano le Carte geografiche e marittime edite da svariati Paesi anni prima che quei territori divenissero parte integrante della Nazione Italia. Esse riportano i nomi delle località in italiano: vi leggiamo Capodistria, Pola, Fiume, Cherso, Lussino, Zara.
Ad ulteriore conferma della sua italianità si citano i censimenti esperiti all'epoca, compreso quelli austriaci, i quali indicano incontestabilmente che la maggioranza della popolazione era italiana, con punte vicine al 100 % nelle città e nei Comuni della costa occidentale dell'Istria.
Ma un triste giorno apparve all'orizzonte della storia di queste Terre il maresciallo Josip Broz, detto Tito.
Costui, capo delle formazioni partigiane slavo comuniste insorte alla fine del 1943 per liberare la Jugoslavia dagli eserciti stranieri e dalle bande degli Ustascia (nazionalisti Croati) e dei Cetnici (Monarchici Serbi), inserì nei suoi piani non solo l'annessione di tutta la Venezia Giulia alla nascente "Repubblica Federativa socialista dei Paesi Slavi del Sud", ma addirittura la cacciata, con pressioni di ogni tipo (arrivando ad atti estremi, come gli eccidi delle foibe), dalla Zona di tutti gli Italiani, che pure da millenni risiedevano in quei luoghi.
La cancellazione dei nostri connazionali dalla Venezia Giulia avvenne in tre tempi.
In un primo tempo, dal 9 settembre 1943 al 13 ottobre dello stesso anno, in Istria.
In un secondo tempo, dal 1° maggio al 12 giugno 1945, dunque a guerra finita, in tutto il territorio, con particolare intensità per la Provincia di Trieste.
E infine, la terza pulizia etnica, ma che non fu l'ultima, avvenne a seguito del Trattato di Pace e dei successivi accordi internazionali.Vediamo da vicino questi Patti:
1. Il Trattato di Parigi fra l'Italia e le potenze alleate del 1947 e costituzione del Territorio Libero di Trieste, spesso colloquialmente abbreviato in TLT, Stato indipendente mai costituitosi, previsto dall'articolo 21 dell'accordo. A norma dello stesso trattato, il Territorio Libero di Trieste avrebbe dovuto essere demilitarizzato e neutrale, governato inizialmente secondo le previsioni normative di uno Strumento per il regime provvisorio, redatto dal Consiglio dei ministri degli esteri e approvato con la risoluzione 16 dal Consiglio di sicurezza dell'ONU.
Tale Strumento sarebbe rimasto in vigore fino alla data che il Consiglio di Sicurezza avrebbe dovuto determinare per l'entrata in vigore di uno Statuto Permanente, allegato al trattato di Parigi. In immediata successione si sarebbero dovute creare le forme di governo necessarie per il funzionamento dello Stato (un Governatore, un Consiglio di Governo, un'assemblea Popolare eletta dal popolo del territorio Libero ed un Corpo Giudiziario), nonché eleggere un'assemblea costituente che avrebbe dovuto approntare la nuova costituzione del TLT. L'ONU avrebbe comunque mantenuto dei poteri di controllo sul TLT, per il tramite del proprio Consiglio di Sicurezza.
Il TLT avrebbe compreso nei suoi confini circa 375 mila abitanti (290 mila italiani, 70 mila sloveni, 11 mila croati e quasi 5 mila di nazionalità diverse), comprendendo la città di Trieste (capitale del TLT), a nord il litorale fino al fiume Timavo, e a sud parte dell'Istria occidentale fino al fiume Quieto, nonché un Porto Libero a sua volta amministrato da uno Strumento internazionale.
La Zona A di 222,5 km² e circa 310 000 abitanti (di cui, secondo stime alleate, 63 000 sloveni) partiva da San Giovanni di Duino, comprendeva la città di Trieste e terminava presso Muggia ed era amministrata dal governo militare alleato;
La Zona B (capoluogo Capodistria) comprendente la parte nord-occidentale dell'Istria, di 515,5 km² e circa 68 mila abitanti (51 mila italiani, 8 mila sloveni e 9 mila croati secondo le stime della Commissione Quadripartita delle Nazioni Unite), amministrata dall'esercito jugoslavo; la Zona B era, a propria volta, divisa in due parti: i distretti di Capodistria e di Buie, separati dal torrente Dragogna, che segnava il confine tra le repubbliche jugoslave di Croazia e Slovenia.
2. Il Memorandum d'Intesa di Londra fu un accordo sottoscritto il 5 ottobre 1954 fra i governi d'Italia, del Regno Unito, degli Stati Uniti e della Repubblica Federativa Popolare di Jugoslavia, concernente il regime di amministrazione provvisoria del Territorio Libero di Trieste (TLT), previsto dall'allegato VII del trattato di Parigi (1947). Consentiva il ritorno all'Italia di Trieste, la cosiddetta Zona A comprendente la Città di San Giusto, ma rendeva più aleatoria la restituzione alla madrepatria del resto del proclamato (e mai costituito) Territorio Libero.
3. Il Trattato di Osimo del 1975,infine, assegnò definitivamente alla Jugoslavia la Zona B con i Comuni, italiani da tempi immemorabili, di Capodistria, di Pirano, Umago, Cittanova, Buie.
Si noti che la Zona B contava 63 mila abitanti: in 60 mila, negli anni dal 1945 al 1956, abbandonarono ogni cosa pur di restare Italiani.
Tito teneva così tanto al suo piano d'espansione verso l'Italia che fece raggiungere Trieste nove giorni prima di Zagabria e di Lubiana. Precedette nell'occupazione gli Anglo Americani di un solo giorno: quanto è bastato per creare premesse nefaste per gli Italiani della Venezia Giulia.
La Venezia Giulia rimasta all'Italia ha così ora una superficie di 690 km2, corrispondenti al 7,7% della regione prebellica.
Tale regione è suddivisa amministrativamente fra le province di Gorizia e di Trieste, che fanno parte, con la prov. di Udine, della nuova regione autonoma a statuto speciale Friuli-Venezia Giulia, prevista dalla Costituzione della Repubblica Italiana.
La Venezia Giulia passata alla Iugoslavia, abitata prevalentemente da Sloveni e da Croati, è stata suddivisa fra le repubbliche federate di Slovenia e di Croazia, che si sono assunte recentemente anche l'amministrazione dell'ex Zona B, cosicché il loro confine attraversa l'Istria settentrionale (fra il Monte Nevoso ed il Vallone di Pirano), seguendo il corso della Dragogna.
Le minoranze etniche rimaste nelle due Zone dell'ex TLT sono tutelate da uno statuto speciale, allegato al Memorandum di Londra. Lungo tutto il confine italo-iugoslavo della Venezia Giulia, il traffico delle persone e delle cose fra le zone di frontiera è agevolato da particolari accordi, stipulati a Udine nel 1955.