Storie sul comune di CELANO
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Archeologia [ torna all'indice ] | [ chiudi questa sezione ] |
La “Collezione Torlonia di Antichità del Fucino” è esposta definitivamente nella prestigiosa sede del Castello Piccolomini di Celano dal 10 maggio 2003 in una specifica Sezione Archeologica del Museo Nazionale d‘Arte Sacra della Marsica. | |
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dalle origini al 1227 [ torna all'indice ] | [ chiudi questa sezione ] |
Celano, centro importante della Marsica, «caput Marsorum» durante il Medioevo, ha avuto origini antichissime al pari degli altri grandi centri marsicani.
1Il Di Pietro (Agglomerazioni attuali delle popolazioni della diocesi dei Marsi, Avezzano 1896, pag. 84) sostiene che il duce Marsia dopo aver regnato nella Lidia, venuto in Italia, si stabilì nella Marsica dividendo le terre conquistate tra i suoi seguaci provenienti dall'Asia Minore; il territorio di Celano fu assegnato al popolo dei Frigi che sul monte Tino avrebbero edificato l'antico castello: questo dalla città di Celene, lasciata in Asia, si chiamò Celano o Coelanum. Il Corsignani (Reggia Marsicana, Napoli 1738, pag. 457-8) fa risalire l'origine di Celano al tempo dei popoli italici e lo colloca sulle rovine dell'antica Cliternum, interpretando erratamente un passo di Tito Livio. Il nome effettivo dell'antica Celano è attestato quale «fundus» da frammenti epigrafici rinvenuti nel territorio di S. Benedetto dei Marsi. Una di queste iscrizioni riporta il nome di Celano chiaramente visibile oltre a quello di Aielli: « Aurunc (ul) eia L(... ) (fundi?) Caelani Agellan (i). Urvi (u) s. Aprusc (o?..) (L. LETTA, Notizie varie sulla Marsica, Celano e il Fucino, L'Aquila 1980 pag. 52-3). 2Secondo Plinio il Vecchio i Marsi si suddividevano in 5 gruppi: gli Anxantines, gli Antinates, i Lucentes, i Marruvii, i Fucentes oltre al gruppo dei Marsi Albensi. 3La definizione è di Lidio Gasperini nello scritto «Sedi umane e strade in Abruzzo nell'età romana», estratto da «Studi geografici sull'Abruzzo in via di sviluppo» (pubbl. n. 17 dell'Istituto di geografia dell'Università di Pisa, 1970). 4Ludovico Muratori ricorda che nell'anno 589, durante il regno di Autari, ci fu una serie di terribili alluvioni; proprio in quell'occasione il Fucino ebbe una crescita smisurata di acque a quanto sembra mai verificatasi e tale da provocare danni alle città e ai vari centri rivieraschi (L. GATTO. Terre e vicende del Fucino in età medioevale in Fucino cento anni 1877-1977, pag. 218). 5A capo della gastaldía (longobardo gastald) era il gastaldo dipendente direttamente dai re, egli rimaneva in carica temporaneamente e aveva funzioni civili, militari e giurisdizionali. Ai centenariati (centena-gruppo di 100 famiglie) erano preposti i centenari, essi avevano poteri limitati in campo d'amministrazione e di soluzione dei conflitti nell'ambito di materieche non fossero espressamente competenti di altri organi. Alle sculdascíe (longobardo skuldhaizo) erano preposti gli sculdasci, ufficiali longobardi che rendevano giustizia nei giudizi minori, derivando il loro potere dal re ma dipendendo dal gastaldo regio. 6Il Colapietra (Profilo storico di Celano medioevale S.T.I, 1978, pag. 14), sostiene che Tommaso fosse il figlio del conte Pietro; il Febonio lo ritiene fratello di Innocenzo III; il Gattinara (Storia di Tagliacozzo 1984, pag. 54) lo ritiene fratello del Papa Onorio III. 7Secondo E. Cerasani (Marruvium e S. Sabina 1968, pag. 111) Cesarea deriva da caesa = distrutta; rea - colpevole. Secondo L. Gatto (op. cit. pag. 224) Cesarea da Caesar in onore dell'imperatore Federico II. 8Si unirono al nuovo Celano il paese di S. Vittorino, il villaggio di Conabarbetta, il paese di Porciano e il villaggio di Pensula. [fonte] | |
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il Castello [ torna all'indice ] | [ chiudi questa sezione ] | |||||||||||||||||||||||||||
Il Castello di Celano è generalmente noto come «Castello Piccolomini»: questa denominazione pone l'accento su una datazione quattrocentesca del complesso architettonico. In realtà la prima fase della costruzione avvenne, con molta probabilità, intorno al 1392; fu in questa data, infatti, che il conte di Celano, Pietro Berardi, ordinò l'edificazione della Chiesa di Sant'Angelo e dell'antico convento dei Celestini, donando ai monaci il suo antico palazzo1. Si suppone, quindi, che al momento in cui il conte lasciò la sua vecchia dimora l'edificazione del nuovo castello sulla cima del colle S. Vittorino fosse iniziata da qualche tempo2. In questa prima fase furono costruiti la cinta muraria ed i primi due piani del mastio fin sotto la cornice marcapiano3. Maurizia Mastroddi 1P.A. CORSIGNANI. Reggia Marsicana. Napoli, 1738, parte I, Libro III, pag. 619. 2G. BARBATI, op. cit. pag. 7 «L'anno preciso in cui vennero gettate le fondamenta e chi l'avesse architettato noi sappiamo....... ». 3Alcuni autori di testi di storia locale, fra i quali il Barbati, sostengono che il conte Pietro Berardi costruì l'edificio fin sotto i beccatelli sorreggenti l'apparato a sporgere; Perrotti e Perogalli ritengono, invece, che la costruzione si fermò al primo piano. La seconda ipotesi è quella più attendibile considerando i caratteri stilistici e le dimensioni delle finestre che si differenziano notevolmente fra loro nelle due parti dell'edificio divise dalla cornice marcapiano. 4Icobella, o Iacovella, o Covella, o Giovannella. Si ritiene opportuno ricordare questa figura femminile che emerse nella storia della Marsica. tracciando una sintesi della sua vita: il padre di Icobella, Nicola conte dei Marsi, morì lasciandola erede dei suoi beni, ma questi vennero incamerati da Giordano Colonna, conte di Albe, parente di Papa Martino V. Icobella stessa fu posta sotto la tutela di detto Papa il quale, in seguito, con l'intento di farla sposare con il nipote Odoardo, assegnò a quest'ultimo le contee di Albe e Celano. 5Acclozzamorra, o Acclozamora, o Acclozamorra, o Accrocciamura. 6G. BARBATI , op. cit, pag. 9. T. BROGI, op. cit. vol II, pag. 391. C. TOLLIS. Storia di Celano, Avezzano, 1967, pag. 103. 7Il Febonio ritiene che il castello sia stato completato dall'Acclozzamorra riportando il testo della lapide che, secondo lui si trovava nell'edificio in oggetto:
Il Corsignani, il Bindi ed il Perrotti sostengono, però, che la lapide si riferiva ed apparteneva al monastero dei Celestini. A sostegno di ciò si riporta il testo della lapide posta sul pavimento della chiesa di S. Angelo, annessa al convento dei Celestini, dove era sepolto l'Acclozzamorra (oggi la lapide non è più visibile in quanto il pavimento è stato rifatto): LEONELLI ACCLOZAMORAE COMITIS REGI P.A. CORSIGNANI, op.. cit., parte I, libro III, pag. 624. 8R. PERROTTI, Il castello di Celano nella storia e nell'arte della Marsica, Roma, 1949, pag. 7. 9I. C. GAVINI, Storia dell'architettura in Abruzzo, Milano-Roma. 1926, Vol. II, pag. 272. T. BROGI, op. cit., Vol. II, pagg. 406, 407 «Per Celano ebbe una particolare predilezione: vi ingrandì tra l'altro il castello, l'abbellì e vi fece opere di fortificazioni più adatte ai tempi per modo che il Feboni ebbe a dirlo piantato da lui ... » R. PERROTTI, op. cit., pag. 11. 10È doveroso ricordare che, tra il XV e il XVI secolo, a causa dell'espansione dell'abitato di Celano sul fianco del colle esposto a sud, fu costruita, per opera dei Piccolomini, la II cinta muraria con torri a base circolare. Il nucleo originario del centro, la cosiddetta «Cittadella», edificata nel 1227, era circondato dalla prima cinta muraria con caratteristiche torri quadrate. 11E. CELANI, Una pagina di feudalesimo, Città di Castello, 1893, pag. 15. 12Il testo è riportato dal CORSIGNANI, op., cit. , parte II, pag. 495; dal PERROTTI. op. cit., a pag. 2l; dal PICCIRILLI a pag. 66 dell'opera «La Marsica appunti di storia e d'arte» e dal BARBATI, op. cit., pag. 10:
13L. LETTA, Notizie varie sulla Marsica Celano ed il Fucino, L'Aquila, pag. 59. R. PERROTTI, op. cit., pag. 8. P.A. CORSIGNANI, op. cit., parte I, vol. II, pagg. 97 e 98. C. TOLLIS, op. cit., pagg. 114 e 115. 14Maria Felice Peretti era sposata con Bernardino Savelli. 15T. BROGI, op. cit., pag. 428. R. PERROTTI, op. cit., pag. 9. GIULIO PRINCIPE SAVELLI 16T. BONANNI, Monografia dell'antico e nuovo castello di Celano nei Marsi e della sua antica contea, L'Aquila, 1892, pag. 9. 17G. BARBATI, op. cit., pag. 17«... è a deplorarsi che [questo castello] diviso fra più padroni dopo l'abolizione del feudalesimo, siasi lasciato in balio delle intemperie, che in molti punti l'han fatto cadere e l'han ridotte a veri ruderi e ruine. Ma già il primo danno fu sofferto dal castello pel terremoto del 24 gennaio 1780, per cui cadde tutta la merlatura di una delle quattro torri poste agli angoli del maschio. E' da sperare che qualche mugnifico signore, od almeno il governo, dichiarandolo monumento nazionale, voglia, se non restaurarla, almeno far sì che la sua caduta si arresti e si mantenga quel tanto che oggi rimane in piedi». 18Lotti di restauro effettuati dal Genio Civile di Avezzano con la direzione artistica della Soprintendenza per i Beni Ambientali, Architettonici, Artistici e Storici per I'Abruzzo: 1940 - 1° lotto, sgombero delle macerie; 19Molti autori, fra cui il BONANNI (op. cit., pag. 10) e lo STRAFFORELLO (La patria geografia dell'Italia Torino, 1899, pag. 73), parlano nei loro testi di un fossato che circondava tuttala cinta. Questa ipotesi è da ritenersi erronea in quanto il castello è situato sopra uno sperone roccioso che a nord forma uno strapiombo. Dunque si ritiene che il fossato sia sempre statoparzialeR. PERROTTI, op. cit., pag. 21. 20R. PERNOTTI, op.. cit., pag. 21. 21L. LETTA, op. cit., pag. 59. [fonte] | ||||||||||||||||||||||||||||
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Simboli [ torna all'indice ] | [ chiudi questa sezione ] |
Stemma: lo stemma rappresentato dall'emblema raffigurativo è stato riconosciuto con Regio decreto-legge in data 13 novembre 1934. Lo stemma risulta diviso in due parti da una fascia riportante il motto "Vitrea te Fucinus unda", citazione contenuta nell'Eneide di Virgilio. Il quadrante superiore è sormontato da una corona contenente al centro tre foglie di palma e lateralmente l'Agus Dei e l'aquila di San Giovanni Evangelista. Il quadrante inferiore include lo specchio d'acqua raffigurante il lago Fucino e i monti circostanti. È sormontato da tre stelle a sei punte. La scritta "UNIVERSITAS CELANI CAPUT MARSORUM" circonda il sigillo. Gonfalone: drappo partito di rosso e di azzurro, ornato di ricami d'oro. Include centralmente lo stemma e gli ornamenti da città sormontati dalla scritta "CITTÀ DI CELANO". Nell'uso del gonfalone si osservano le norme del D.P.C.M. 3 giugno 1986, sostituito dalla legge 5 febbraio 1998, n. 22. | |
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